Succede spesso, troppo spesso. Davanti a fenomeni complessi l’umanità risponde con la semplificazione, con troppa semplificazione. Lo abbiamo visto con la pandemia, dove la complessità clinica, le difficoltà sociali, il dramma economico, sono stati spazzati via da una retorica stucchevole, ancor più inutile, visto l’ottimo tasso di vaccinazione, su no vax e pro vax.
Allo stesso modo, con la stessa inutile superficialità, si stanno contrapponendo due fazioni, pro Ucraina – che si associa all’idea di pacifismo – contro Nato, che viene indicata come una linea filorussa.
E’ possibile, almeno in questo caso, essere contrari alla guerra, senza prendere parte ad una faida? La pace non ha la bandiera dell’Ucraina, e Zelensky non è un angelo caduto dal cielo. La guerra non ha solo la faccia di Putin, ma il velo ipocrita ed assassino di decenni di contrasti geopolitici occulti, in cui la NATO è stata utilizzata come ambasciata Americana. Il popolo russo e quello ucraino non si sono divisi, anzi, gli uni sono vicini agli altri e si stanno aiutando in territori neutrali. Se non si sono divisi loro, perché dobbiamo dividerci noi?
La pace si ottiene stando nel mezzo, trovando accordi, non compromessi, realizzando negoziati, non ricatti. Non esiste pace con la corsa agli armamenti, non esiste pacifista con la bandiera di un Paese. La neutralità dell’Ucraina, se utile ad ottenere un immediato cessate il fuoco, sia una condizione di pace e di collaborazione, fuori dagli schemi di Europa e NATO ma vicina, integrata ed inclusa nelle relazioni commerciali ed economiche dell’Occidente.
Nessuno usi subdolamente l’Ucraina come pedina per fare scacco matto, nessuno sostenga la pace alimentando conflitti, fazioni, contrasti.