Pacifisti armati, guerrafondai per la pace, soldatini, burattini e soldi. Il grande Risiko all’italiana si sta mostrando in tutte le sue sfaccettature di ipocrisia e retroscena. Questa è una guerra che parla di equilibri di geopolitica internazionale, di energia, gas, petrolio, materie prime. E’ una guerra che in Italia sta mettendo in ridicolo la classe politica, alle prese con contraddizioni interne ed errori storici. Una guerra internazionale, un grande Risiko all’italiana.
Il centro sinistra, indissolubilmente legato ad uno spirito atlantista, ha da subito sostenuto la causa Ucraina, alimentando il grande equivoco di ritenersi pacifisti. Il segretario Enrico Letta dimentica però i legami del mondo di sinistra con la Russia ed i rapporti di D’Alema, Renzi, Prodi, per citarne solo alcuni, con il Governo di Mosca o attività russe. Sventolare la bandiera Ucraina significa sostenere la resistenza politica, militare, di un Paese. Sostenere un percorso di pace significa diplomazia, trattati, intese. Ed invece, il PD, con il Ministro della Difesa Guerini, non solo è predisposto ad aumentare spese in armamenti e ad alimentare il conflitto, ma aveva già avviato il piano di approvvigionamenti militari aumentando gli investimenti del 9% nel 2021 (rispetto all’anno precedente), in linea con il dictat della NATO.
In quel centro sinistra, ormai, ricade anche il Movimento 5 Stelle, che prima, alla Camera dei Deputati, vota l’ordine del giorno per l’incremento al 2% del PIL delle spese militari, poi con un cambio repentino, e riprendendo toni populisti, pronti per la prossima campagna elettorale, si rigetta nel “con gli italiani in difficoltà economica ci sono priorità diverse”. Anticipando così il voto contrario all’incremento della spesa per gli armamenti al 2% del PIL, che compattamente avevano votato. Movimento che nel 2018 entrò in Parlamento sostenendo la nobile programmazione del disarmo come via per la pace, e del multilateralismo come forma di dialogo costante, aperto ed inclusivo.
Poi c’è la galassia di destra. Quella che con i sovranisti e i nazionalisti di mezzo mondo ha tessuto trame, ordito collaborazioni, supporti e sostegni internazionali.
C’è Fratelli D’Italia, il cui gruppo europeo di Conservatori Europei, viene finanziato da Alexander Temerko, oligarca russo (nato in Ucraina ma quando ancora era URSS). Fu uomo di spicco del Governo di Mosca, dove ricoprì incarichi per il rifornimento e gli armamenti presso il Ministero della Difesa. Uomo di fiducia di Boris Eltsin avviò ed ottenne una rinnovata collaborazione con l’Europa, e firmò accordi per il controllo degli armamenti con gli Stati Uniti. Putin spodestò, sotto la pressione militare, Eltsin e divenne il Presidente russo. Temerko fuggì in Inghilterra in chiaro contrasto con Putin che gli mosse contro la giustizia russa che gli dava la caccia, per reati riconducibili (secondo i procuratori del Cremlino) a falso e frode ai tempi in cui era direttore senior presso la compagnia petrolifera e del gas russo Yukos. Attualmente direttore della società britannica Aquind Limited, società da cui partono i bonifici per Conservatori Europei, presieduto da Giorgia Meloni.
Infine il caso più emblematico, paradossale e svilente che la politica italiana possa offrire. Quello di Matteo Salvini, il cui partito propone l’ordine del giorno sull’aumento delle spese militari, poi sostiene “quando si parla di armi non sono mai felice”. La Lega Nord nel 2017 sottoscrisse un “partenariato paritario e confidenziale fra la Federazione russa e Repubblica italiana”. Un accordo politico con Russia Unita, il partito di Vladimir Putin con cui “si promuovono attivamente le relazioni tra i partiti e i contatti a livello regionale, la creazione di relazioni tra i deputati della Duma di Stato dell’Assemblea Federale della Federazione Russa e l’organo legislativo della Repubblica Italiana, sostenuto lo scambio di esperienze in attività legislative, avviata la cooperazione nei settori dell’economia, del commercio e degli investimenti tra i due Paesi”. Respinto ed insultato nella sua missione estera in Polonia e sgradito al Governo di Kiev per le simpatie putiniane, oggi Salvini si ritrova nell’imbarazzo di essere pacifista obbligato, ma per conto di Mosca.
Ma c’è di più, c’è di peggio, a cui sembra non esserci mai fine.
Il giornale tedesco Suddeutsche Zeitung svela le relazioni internazionali dei sovranisti europei con il partito di Putin. Emergono documenti, pubblicati su L’Espresso, in cui appare, tra gli altri, un invito, da parte della segretaria di Kostantin Malofeev, oligarca milionario e convinto putiniano, a presentare tramite il senatore leghista Paolo Tosato una mozione per chiedere al Governo italiano di sospendere le sanzioni contro la Russia, varate dopo i fatti in Crimea. Richiesta formalmente remunerata con la somma in denaro riportata nello stesso invito, in calce, insieme alla firma.
Tutte le guerre mettono in ridicolo l’umanità, per farlo con la classe politica italiana, ci vuole molto meno.