Se oltre ad essere iscritti nelle migliori università del mondo, avessero anche studiato, e prima di essere raccomandati, avessero lavorato nell’economia reale, molti burocrati, dirigenti, funzionari e politici, avrebbero saputo che le sanzioni alla Russia non solo non servono per un processo di pacificazione (anzi) ma i risultati supposti, se realizzabili, si possono concretizzare solo nel medio termine.
Ci sono decine di Paesi nel mondo, come Cuba, Iran, Siria (per citare solo le più celebri) che sono sotto sanzioni da anni, eppure le loro economie, tanto quanto la loro linea politica, non ha subito alcuna variazione significativa.
In un mondo globale, l’economia è interconnessa, e le sanzioni gravano non solo sul Paese soggetto di tali azioni, ma a cascata su tutti i Paesi ad esso connesso.
Sono solo 37 i Paesi che stanno applicando le sanzioni alla Russia, e Paesi come Cina, India, Brasile che in quanto a popolazione ed economia sono bacini importantissimi, ne sono rimasti fuori. Al momento ISPI calcola che le sanzioni abbiano bloccato circa il 12% delle importazioni ed il 7% delle esportazioni. Di fatto una bilancia commerciale positiva per la Russia ed una perdita complessiva non superiore al 3% del PIL.
Il rublo continua a crescere, perché indicata come moneta unica di scambio per gas e petrolio russo, e la sua quotazione non è mai stata così alta dal 2018.
C’è inoltre un aspetto poco discusso. Le criptovalute, di cui oligarchi e fondi russi stanno facendo grande uso per riabilitare i propri conti, aggirando i limiti imposti ai sistemi internazionali di pagamento.
La Russia inoltre sta rafforzando rapporti e scambi con India e Cina, con cui sta per realizzare un sistema di pagamento incentrato sullo Yuan (moneta cinese) e sullo SPFS, un sistema di transazioni alternativo allo Swift.
Se qualche sprovveduto pensa che le sanzioni possano servire a debilitare la Russia, dovrebbe fare tutti questi conti, e capirebbe che servirebbero decenni e solo nel caso in cui la Russia fosse incapace di avere altri mercati e partner, che in realtà si nascondono anche dietro le nuove forniture che ipocritamente l’Occidente pensa di attivare supponendo un danno alla Russia.
Il sogno Americano di debilitare Mosca, prolungando il conflitto al di la di qualsiasi diplomatica risoluzione, ha un costo, le vite di migliaia di persone.
La follia imperialista di Putin e la strategia neo coloniale degli USA deve cedere ad un pragmatismo europeo, ripristinando multilateralismo, riabilitando la diplomazia, procedendo a disarmo, accordi, neutralità e autonomie.